RICORDI – Il Borghetto di Alberoro

Su “facebook” uno della mia età è cosa rara; al massimo riesco a trovare figli di miei coetanei ma per lo più solo nipoti. Circa 15 giorni fa ho messo un commento ad un post del gruppo “Festa al Borghetto” e con mia sorpresa un giovane , che immagino sui vent’anni, ha iniziato con me una “chat” chiedendomi con inconsueta educazione e cortesia ricordi e notizie sul passato di questa borgata ed in particolare sul passaggio del “fronte” avvenuto esattamente 70 anni fa.

Ho cercato di accontentarlo  inviando qualche pagina al riguardo da me scritta anni addietro. Ho pensato però che il mio amico e coetaneo Enzo Brandini poteva meglio di me soddisfare la sua curiosità.

Nel  1944 e sino al 1948 io ed Enzo abitavamo al Borghetto; si giocava insieme in quella strada allora bianca e polverosa, si andava a fare il bagno al “fiume” (la Chiana) anche se a scuola lui andava a Montagnano ed io ad Alberoro (chissà, forse le nostre case erano sul ”confine”).Nell’estate 1944 si giocava insieme con la polvere da sparo e le cartucce , si correva al “rifugio” (un buco scavato in un “greppo”) al fischiare dei proiettili,  si chiedeva “cioccolata” al passaggio di camion militari e si scrutava il cielo dove spesso passavano  bombardieri prima diretti a Nord e poi di ritorno alleggeriti del loro carico mortale.

I nostri genitori e parenti trovarono  lavoro presso i depositi di munizioni e carburanti ricevendo in pagamento strane banconote di forma quadrata (le AM Lire) e pian piano riprese la vita normale; anche noi ragazzi sostituimmo i giochi pericolosi con le “palline” (sfere di terracotta), il cerchio, la rulla, le carte. Terminate le “elementari” non c’era ancora l’autobus per Arezzo e pertanto i più “bravi” finirono al Seminario del Rivaio (Santini, Casi, Brandini del Borghetto ; Moretti, Menchetti, Sisti, Tenti di Alberoro)

Solo Aldo Santini arrivò al sacerdozio. Tutti gli altri, chi prima chi dopo, intrapresero strade di vita diverse.

Anche con Enzo ci siamo persi di vista per molti e molti anni; solo  da una diecina di anni fa, al termine del nostro ciclo lavorativo, ci siamo risentiti  per telefono abbastanza spesso (lui abita a Firenze io a Livorno) e solo una volta, circa un anno fa, ci siamo incontrati  per un pranzo a Pieve al Toppo (ved. foto in calce).

Nei nostri incontri  l’argomento principale sono i nostri ricordi del breve periodo di vita al Borghetto.

Per questo ho chiesto ad Enzo (che non ha ancora voglia di adottare internet) di scrivermi qualcosa per soddisfare la curiosità di Mattia Pinetti (questo è il nome dell’amico in chat, nipote di Leopoldo Tiezzi).

Ed ecco la lettera di Enzo, oggi ricevuta(lettera autografa con bellissima calligrafia che non sono capace di riprodurre su P/C)

Caro Sergio,

Con la tua del 6/9 ho l’impressione che tu abbia trovato il verso di “provocarmi” chiedendomi  informazioni sulla festa del nostro natio “borgo selvaggio”, tanto per usare le parole di G. Leopardi, e quindi provo se, in qualche modo, posso accontentarti, pur precisando  prima di tutto, che queste “sacre rappresentazioni” iniziarono poco prima che io mi trasferissi… prima ad Alberoro e poi a Firenze.

               Devo dirti  che in un primo momento ho solo assistito come spettatore … poi a volte ho suggerito dei  temi, sapendo e conoscendo le sacre scritture e in particolare i Vangeli; ripeto però che mi sono solo limitato a dare consigli, lasciando ai nostri compaesani piena autonomia, come naturalmente si conviene, anche se sinceramente molte volte sono stato d’aiuto.

               Queste sacre rappresentazioni vennero chiamate “quadri”; mio cugino, Edoardo Marziari, fu uno dei migliori ispiratori, con mia grande soddisfazione.  Non per nulla , a quanto mi viene riferito, è considerato anche oggi  un grande stilista dai vari CAVALLI e DELLA VALLE! – Edoardo Marziari, figlio di mio zio Costante, ha lavorato come capo reparto anche da PRADA. Come vedi è gente che se ne intende!

Devo dirti, per la verità, che a volte venivo di proposito da Firenze a vedere la processione e quindi i ”quadri” ;  la processione era formata da persone accorse da vari paesi limitrofi e debbo dirti che la scenografia era curata in tutti i particolari e avrebbe suscitato l’approvazione del nostro Papa Francesco!

               Desidero precisarti che una delle scene, aut quadro, rappresentate più frequentemente era quella della crocifissione, che viene stupendamente interpretata anche qui vicino a Firenze, esattamente a Grassina (ma qui si tratta di cose ad altissimo livello!). Il Cristo crocifisso naturalmente non poteva che essere lo zio Venanzio, un vero grande “artista”…per la Festa al Borghetto!… ma comunque degno del grande Fellini regista…

               Passando dal sacro al profano poi la festa finiva, come sempre si conviene…..” in gloria” e qui il crocifisso, come per miracolo, con il suo ”forno mobile” – di sua invenzione – riusciva a soddisfare l’appetito di tutti i paesani convenuti alla festa. Le sue anatre arrostite erano prelibate e credo che anche per questo lo zio Venanzio sarà ricordato,  oltre che per la sua voce da tenore.

               Ed ora altro di più non so, caro Sergio, e quindi non mi rimane che salutarti cordialmente, fiducioso di averti soddisfatto.

Enzo Brandini

 

Se Enzo mi scriverà altri ricordi sul “Borghetto” provvederò ad inserirli sul sito.

Sergio Enzo 14se13

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